Eheheheh!!!
Ci sono!
All'ultimo, ma ci sono, per il concorso UN RACCONTO AL MESE di Romina Tamerici (potete leggere QUI)
LA
FINE
Il duello era impari fin dall'inizio, e sembrava
non avere fine, il sudore colava sugli occhi, nell'asciugarlo con la manica
della maglia, si accorse che c’era sangue, tentava invano di schivare
quel coltello che fendeva l’aria, e che
inesorabile sfiorava la sua pelle lasciando il segno.
Le ferite erano ormai troppe, quel coltello non
perdonava, ma lui tignoso, tignoso fino allo spasimo, non voleva mollare.
Sapeva che avrebbe perso, ma la rabbia che aveva in
corpo e la testardaggine, lo spingevano a continuare a costo della vita.
Onore o morte.
In quel mondo malato, bacato e senza più valori,
non era rimasto nulla per cui combattere, se non l’onore.
Non sarebbe morto da vigliacco, avrebbe venduta
cara la pelle.
Sentiva martellare nelle orecchie il sangue, i
rumori erano confusi, udiva solo il suo respiro ansimante.
I suoi movimenti erano sempre più lenti, mentre
l’avversario impietoso lo colpiva.
Un’ombra balenò e lo urtò facendolo cadere.
Le palpebre si facevano sempre più pesanti e si
lasciò andare.
Era la fine.
Qualcosa di ruvido e bagnato le toccava il viso.
Che succedeva?
Non capiva.
Le palpebre sembravano incollate, non volevano
ubbidire, a stento riuscì socchiudere gli occhi.
Patacca, il suo buon fido Patacca, il suo cane
bastardo, ansimante e scodinzolante attendeva paziente che si rialzasse.
E l’avversario? Che fine aveva fatto l’avversario?
Brandelli insanguinati dei suoi pantaloni erano sul
selciato.
Patacca, quel cane strano, che aveva
tratto in salvo da quel dirupo, azzoppato e senza un orecchio, lo aveva messo
in fuga.
Si mise faticosamente a sedere, e grato lo accarezzò.
Aveva deciso lui, Patacca, aveva deciso per lui,
che la vita del suo padrone aveva un valore, e in quegli occhi languidi si vedeva
un amore incondizionato.
“Ei Patacca siamo proprio una bella copia io e te,
un perdente e un bastardo”.